La natura intima dell’universo

fonte : http://www.usac.it/articoli/ivaldi/ivaldi1.htm

Due idee a confronto di F. I. e Ing. S. S.

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Franco I. ritiene  che da una attenta osservazione di quanto ci circonda  si possa  dedurre che l’universo funzioni a criticità; la stessa  fusione nucleare calda che accende il fuoco delle stelle funziona  a criticità; cioè  quello che avviene nell’universo è  uno  spostamento  in  sistemi equilibrati di onde energetiche da un loro stato di  equilibrio ad un altro. In sostanza si trasformano delle frequenze compresse  che passano  per esempio  da “massa”  a “campi magnetici”e in tale operazione viene modificato solamente il loro modo di stare nell’universo.

In questo universo  non si può creare o distruggere qualcosa, si può solo trasformarla. L’universo che  erroneamente definiamo  “vuoto” è invece  pieno; esso può essere visto come un’ enorme ragnatela di base informatica nella quale sussistono zone “senza tensione” e zone “in tensione”;  per spiegare  che cosa si intende con questi due termini bisogna prima capire  cos’è il mattone di base con cui è costruito tutto l’universo: ossia il bit di questo computer-universo.  

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Siamo nel campo della filosofia e vi sono diversi filoni di pensiero, i due principali sono:

1) ipotesi del “big-bang”  che ha poi dato origine alle  così dette “particelle”

2) ipotesi dell’etere informatico fuori dal tempo.

In questa nota prenderemo in esame la seconda ipotesi per la quale tutto l’universo conosciuto e sconosciuto è una trasformazione di stato di essere di frequenze il cui mattone base è  l’etere.

La parola etere deriva dal greto aether che  significa “splendore”, o meglio sorgente fluida di energia universale. Questo concetto   è da  sempre citata  nelle opere dei grandi filosofi greci Pitagora e Platone, ma lo ritroviamo anche nelle antiche scritture indiane dei Veda  dove l’etere viene chiamato in molti modi tra cui “Prana” o “Akasha”.

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A sostegno di questa ipotesi  sulla natura intima dell’Universo di seguito andremo di seguito ad esporre una serie di studi scientifici che valorizzano tale ipotesi.

L’esistenza dell’etere è stata cosa accettata nei circoli scientifici  fino ai  primi anni del XX secolo. Con l’esperimento Michelson-Morley del 1887 si è usato uno  sofisticato interferometro per cercare  di misurare  la velocità del vento dell’etere senza però trovarne traccia e sono stati  utilizzati questi risultati per  provare che questa forma di energia nascosta non esisteva.

Dopo anni di negazione da parte della comunità scientifica, le scoperte più recenti sulla “materia e l’energia oscura”, le “particelle virtuali”, il “vacuum flux”, e l’”energia del punto-zero”, hanno portato anche gli scienziati “ufficiali” a dover riconoscere che per giustificare tali fenomeni doveva esistere un “quantum energetico” nascosto nell’Universo.

Un esempio della prova dell’esistenza dell’etere viene dal dott. Hal Puthoff, un rispettabile scienziato della Cambridge University;

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Puthoff menziona degli  esperimenti compiuti all’inizio del XX secolo, prima dell’avvento della teoria meccanica dei quanti, che cercavano di rivelare se ci fosse una forma di energia nello spazio vuoto. Per verificare quest’idea in laboratorio si doveva  creare uno spazio completamente privo di aria:  il “vacuum”, schermato e protetto da tutti i tipi di radiazione elettromagnetica, per ottenerlo si usava una gabbia di Faraday. Questo vacuum veniva portato alla temperatura di meno 273 gradi, ossia lo zero assoluto, temperatura alla quale tutta la materia dovrebbe smettere di vibrare e di produrre calore.

Questi esperimenti provarono che, anziché assenza di energia, nel vacuum si verificava un tremendo aumento di essa e per giunta di natura non elettromagnetica.

Il Dott. Puthoff ha spesso definito questa situazione  come “un calderone in ebollizione” di energia alla più elevata magnitudine;  dato che questa energia era stata trovata allo zero assoluto, tale energia è stata battezzata con il termine di: “energia del punto zero” o ZPE (Zero Point Energy).

Recentemente, gli affermati fisici John Wheeler e Richard Feynman hanno calcolato che: la quantità di  “Zero Point Energy “contenuta nel volume di una singola lampadina  è sufficiente per portare tutti gli oceani del mondo al punto di ebollizione; e quindi chiaramente, non abbiamo a che fare con una forza tenue e invisibile, ma con una fonte di potenza incredibilmente elevata, che potrebbe avere in sè la capacità necessaria per sostenere l’esistenza di tutto ciò che  definiamo come materia fisica.

Nella nuova visione scientifica che emerge dalla teoria dell’etere, i quattro i campi di forza:  il campo gravitazionale, il nucleare forte e quello debole, il campo elettromagnetico, vengono in sostanza considerati differenti manifestazioni dell’etere ZPE.

A  metà dell’ottocento  Louis Pasteur aveva scoperto che il blocco di vita in formazione noto come “protoplasma” era intrinsecamente non simmetrico, e che le colonie di microbi crescevano in una struttura a spirale nota come numeri di Fibonacci, Sezione Aurea, o spirale “phi”;

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inoltre aveva notato che queste proporzioni in espansione corrispondevano anche alla struttura presente in natura su piante, insetti, animali, uomini ecc.

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Lo scienziato Russo Kozyrev da tali osservazioni dedusse che in aggiunta alle loro normali proprietà di ottenere energia per mezzo di cibo, liquidi, respirazione e fotosintesi, tutte le forme di vita dovevano essere composte da una forma di energia invisibile a spirale;  

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teorizzò pure che cose come: la crescita della spirale del guscio delle conchiglie  e la scelta su quale lato del corpo umano dovesse contenere ad esempio il cuore, sono in realtà determinate dalla direzione di questo flusso; e da qui a dedurre che da qualche parte nello spazio-tempo doveva esistere un’area in cui il flusso di energia producesse spirali in direzione opposta.

Grazie a specifiche  rilevazioni fatte durante l’eclisse solare del 29 maggio 1919 Albert Einstein  riuscì a dimostrare che la presenza del sole creava una deviazione ai raggi luminosi provenienti da alcune stelle. Questa dimostrazione   convalidava così la sua  teoria che sosteneva che  ci troviamo in uno spazio-tempo curvato quadridimensionale, dove lo spazio e il tempo  erano viste come  le trame di un  tessuto.

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 Einstein  riteneva che un oggetto come la Terra ruotando  nello spazio doveva  trascinare assieme ad essa spazio e tempo; ed ancora riteneva che questo tessuto spazio-tempo curvasse interiormente attorno a un corpo planetario. Quindi affermava: la gravità non è affatto una forza misteriosa che agisce a distanza, bensì piuttosto si tratta del risultato di un oggetto che cerca di camminare in linea retta attraverso una spazio che risulta curvato dalla presenza di corpi materiali.

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Ma se la scienza classica afferma che lo spazio è vuoto, come è possibile curvare qualcosa che è vuoto? Come possiamo vedere il problema fondamentale nel visualizzare il modello di gravità di Einstein risiede tutto nel termine “curvo”, poiché si tratta di qualcosa che una superficie piana ed elastica dovrebbe riuscire a fare; invece, quasi tutti i tentativi di visualizzare i risultati di Einstein raffigurano i pianeti come se fossero dei pesi che abbassano un immaginario piano elastico esteso per tutto lo spazio che rappresenta appunto il tessuto dello spazio-tempo.

In realtà, il verbo fluttuare  potrebbe rappresentare meglio questo concetto rispetto al “curvare”  e così la gravità potrebbe essere meglio interpretata come  una forma di energia eterica che fluttua costantemente in un oggetto.

Se partiamo dal presupposto che tutti i campi come la forza gravitazionale e quella elettromagnetica sono semplicemente differenti forme di etere ZPE in movimento, abbiamo trovato una sorgente attiva per spiegare il concetto di gravità, ed una semplice e chiara ragione per la quale essa dovrebbe esistere.

Per cui possiamo osservare che ogni molecola di un intero corpo planetario deve essere sostenuta da un continuo flusso interno di energia eterica, che è la stessa energia che interviene nella creazione della Terra e che fluttua dentro di noi, così noi restiamo impigliati nella corrente gigante del fiume di energia che scorre all’interno della Terra e di tutto l’Universo esattamente come le zanzare restano incastrate in una zanzariera mentre l’aria continua a fluire attraverso la retina.

Mentre i nostri corpi non possono spostarsi attraverso ciò che noi definiamo come materia solida, non vi è alcun impedimento di fluttuare per  una corrente di energia eterica, e questa è una delle molteplici cose che Keely, Tesla, Kozyrev e altri hanno dimostrato con i loro importantissimi studi.

Quasi tutti gli scienziati “tradizionali” ritengono che le teorie della relatività di Einstein, eliminino alla base la necessità di fare riferimento all’etere. In realtà  Einstein ha inizialmente  rifiutato il concetto di etere, questo è avvenuto  nel 1910, anno in cui la scienza ufficiale non aveva ancora riconosciuto la validità della sua teoria. Ma nel 1920 lo stesso Einstein  affermava  che in realtà l’ipotesi dell’esistenza dell’etere non contraddiceva la teoria sulla relatività, e nel 1924 egli stesso scriveva: nella fisica teoretica non andiamo da nessuna parte senza l’etere, cioè un continuum di proprietà fisiche definite, in quanto la teoria generale della relatività esclude un’azione diretta a lungo raggio, e ogni teoria a breve raggio assume la presenza di campi continui, e conseguentemente l’esistenza dell’etere.

Nel 1913, il fisico Eli Cartan dimostrò per primo che il tessuto o flusso di spazio  tempo nella teoria della relatività generale di Einstein non solo curvava, ma possedeva in sé stesso anche un movimento di rotazione spiraliforme conosciuto come torsione.

Questa parte della fisica viene collegata esplicitamente alla teoria Einstein-Cartan, o ECT; da notare che la teoria di Cartan  non venne subito presa troppo sul serio, poiché venne promulgata  prima dell’epoca della fisica quantistica, quando si  credeva che particelle elementari come gli elettroni girassero intorno al nucleo; ed ancora oggi in molti ambienti dove si studia la “fisica classica” non riconoscono  l’idea  oggi generalmente accettata,  che lo spazio che circonda la Terra e probabilmente l’intera Galassia possiede una rotazione destrorsa, il che significa che l’energia sarà influenzata a girare in senso orario come se viaggiasse attraverso il vacuum fisico.

Nei modelli di “fisica classica”, i campi torsionali non venivano mai considerati come una forza universale allo stesso livello del campo gravitazionale o elettromagnetico, soprattutto perché possedevano solo una esistenza teorica; Cartan con la sua teoria originale del 1913 congetturò che i campi torsionali fossero quantificabili in 30 gradi di magnitudine più deboli della gravità, la quale a sua volta ne possiede 40 in meno del campo elettromagnetico, per cui con un livello di influenza tanto minuscolo i campi torsionali rotanti naturali costituivano in sostanza un insignificante granello di polvere non in grado di dare alcun contributo ai fenomeni osservabili nell’universo.

Proseguendo nella nostra indagine scientifico conoscitiva, arriviamo alle opere di Trautman, Kopczyynski, F. Hehl, T. Kibble, D. Sciama e di altri scienziati che nei primi anni ’70 crearono un grande interesse verso la conoscenza dei campi torsionali, e che con concreti fatti scientifici confutarono la teoria di Cartan ormai vecchia di 60 anni ormai più simile ad un mito.

Sciama ed altri con i loro esperimenti dimostrarono che in effetti questi campi torsionali di base previsti nella ECT esistevano realmente, e ci si riferiva ad essi come a “campi torsionali statici”. La differenza della loro ricerca consisteva nella dimostrazione dell’esistenza dei “campi torsionali dinamici”, i quali possedevano proprietà più importanti di quelli statici teorizzati dalla ECT.

Secondo Sciama ed altri i campi torsionali statici sono causati da sorgenti ruotanti che non irradiano alcuna energia, e perciò se si ha una qualsiasi fonte ruotante in grado di rilasciare energia sotto qualunque forma, come il Sole o il centro della Galassia, e/o una fonte energetica ruotante qualsiasi che possiede più forme di movimento che agiscono contemporaneamente, come un pianeta che sta ruotando intorno al proprio asse e nello stesso tempo intorno al Sole, è allora  che viene prodotta una torsione dinamica.

Tale fenomeno permette alle onde di torsione di propagarsi nello spazio anziché permanere in un singolo punto statico, ed è così che i campi torsionali, come la gravità e l’elettromagnetismo, sono capaci di muoversi da un punto all’altro dell’Universo, e Kozyrev dimostrò anche che questi campi viaggiano a velocità superluminali, ovvero più veloci della della luce, avendo al loro interno un impulso che si muove direttamente dalla “fabbrica dello spazio-tempo” che viaggia a velocità superluminali separato da gravità ed elettromagnetismo.

Proseguendo nella nostra passeggiata scientifica, arriviamo all’opera del Dott. Vladimir Ginzburg nato a Mosca e trasferitosi negli USA con la famiglia nel 1974, che si trovava certamente nella migliore posizione per conoscere ed approfondirire il lavoro di Kozyrev, uno dei maggiori astrofisici russi. Da notare che nell’ex-Unione Sovietica esisteva un forte desiderio del regime di stendere un velo di segretezza sugli argomenti tipici del lavoro di Kozyrev, infatti Ginzburg stesso non menziona mai questo eminente uomo di scienza nelle sue opere.

Nelle sue ricerche Ginzburg scoprì che potevano essere effettuate poche semplici modifiche alle comuni equazioni facenti parte della teoria della relatività di Einstein, senza con questo creare discordanze con le osservazioni scientifiche già note, e per di più riuscendo a spiegare le anomalie di modificazione del peso della materia che già Kozyrev aveva notato.

La teoria della relatività afferma che un oggetto aumenta gradualmente la sua massa una volta che è stato sottoposto ad accelerazione, e secondo il pensiero scientifico convenzionale nessun oggetto può superare la velocità della luce perché appena esso raggiunge tale velocità l’oggetto diventerebbe infinitamente grande come massa.

Ginzberg invece ipotizzò che era possibile invertire completamente queste equazioni senza violare alcuna regola scientifica, il che stava a significare che l’oggetto in movimento invece di diventare più grande avrebbe addirittura rilasciato energia verso l’etere, provocando così la perdita graduale di tutte le sue caratteristiche profonde di massa gravitazionale, massa inerziale e polarità elettrica, qualora avesse raggiunto la velocità della luce.

Ginzberg presenta questi nuovi concetti nei seguenti termini in cui le caratteristiche principali di queste nuove equazioni sono:

1)      Sia la massa gravitazionale che quella inerziale di una particella decrescono quando la sua velocità aumenta.

2)      La polarità elettrica di una particella decresce allo stesso modo quando la sua velocità aumenta.

Da tali affermazioni si evince il fatto che la massa complessiva di un oggetto è rappresentata sia dalla massa gravitazionale che da quella inerziale, le quali sono semplicemente misure del comportamento della gravità e dell’inerzia su di un oggetto.

Curiosamente qui possiamo notare che sia la gravità che l’inerzia manifestano essenzialmente effetti identici sulla materia. Tale principio è noto anche come il “Principio di Equivalenza” di Einstein che ci mostra che la gravità e l’inerzia sono due forme di stessa intensita inerenti la stessa  forma di energia, con una gravità che si muove verso in giù, e l’inerzia che provoca la resistenza al movimento nello spazio.

Continuando sulla strada tracciata dagli studi di Ginzburg si arriva ad enunciare il fenomeno fisico che dice: solo quando una particella è a riposo può essere considerata come materia pura, appena la particella comincia a muoversi nello spazio, la sua massa gravitazionale e la polarità elettrica inizieranno a decrescere in accordo con le nuove equazioni relativistiche, così che una parte della sua materia sarà convertita in un campo, e quindi quando la velocità della particella diventerà uguale all’ultima velocità di campo  a spirale “C”, la sua massa gravitazionale e polarità elettrica diverranno uguali allo zero, ed a quel punto la materia sarà completamente convertita in un “campo  puro”. Da notare che l’ultima velocità di campo a spirale “C” menzionata da Ginzburg è leggermente più alta della normale velocità della luce, a causa del percorso a spirale che egli ritiene ogni energia debba seguire.

Questo semplice cambio nelle equazioni della relatività base porta quindi ad una nuova visione della fisica quantica della trasmutazione, contenente il concetto che un oggetto può sparire completamente dalla nostra realtà fisica conosciuta; tale fatto ci conduce direttamente verso un nuovo e grande interrogativo: sparisce si, ma per andare dove?

Ginzburg asserisce che un oggetto diviene “campo puro” quando la sua velocità si avvicina a quella della luce, ed in ogni caso risulta piuttosto evidente che ci possono essere diversi livelli vibratori dell’etere, da qui a dedurre che quando un oggetto viene accelerato verso la velocità della luce, sia per mezzo di moto lineare, che per vibrazione interna o per azione energetica correlata, l’energia mancante e la massa vengono semplicemente spostate in un livello vibratorio di etere più elevato che potremmo anche definire come diversa densità.

Veniamo a conoscenza che alcuni scienziati come Mishin, Aspden, Tesla e Keely avevano già scoperto in modo indipendente che l’etere può presentarsi suddiviso in differenti livelli di densità, per cui la materia e l’energia assumono modalità diverse di presentazione a seconda del loro grado di densità eterica. A tal proposito il Dott. A.M. Miskin aveva condotto misurazioni molto approfondite nel suo laboratorio, ed ha dimostrato che l’etere esiste simultaneamente in diversi stati, e che lo stato che si rileverà dipende dal tipo di turbolenza disturbante che si crea, da notare che tali scoperte sono state fatte con misurazioni prese per mezzo di sistemi elettromeccanici auto-oscillanti simili ad alcuni schizzi di Kozyrev, con in più un celato componente nascosto più adatto a rilevare onde di torsione da sistemi biologici che da sistemi inorganici. Con questo tipo di misurazioni Mishin ha potuto rilevare quanto segue:

1)      La temperatura dell’etere, ossia la quantità di disturbo vibratorio contenuto in esso.

2)      La direzione e la polarizzazione dell’etere.

3)      I movimenti fluenti, ovvero i flussi dell’etere.

Mishin ha poi numerato le differenti densità dell’etere come segue:

Ether-1 che funziona come un corpo solido

Ether-2 che funziona come un denso liquido superfluido

Ether-3 che funziona come un corpo gassoso, connesso con il moto molecolare

Ether-4 che è lo stato osservabile a livello di energia del plasma stellare

Ether-5 che corrisponde ai processi galattici 

Come possiamo vedere, ogni livello di etere scoperto da Mishin possiede un differente livello di densità rispetto agli altri, più chiaramente visibile nei primi tre, che sono ovviamente in ordine decrescente di densità, dobbiamo qui anche ricordare che Mishin non è l’unico scienziato ad avere scoperto le diverse densità dell’etere.

Tutte queste ricerche ci permettono di introdurre il concetto che questi differenti livelli di densità di energia eterica corrispondono a differenti dimensioni o piani di esistenza che potrebbero corrispondere al fatto che esista un ottava di sette maggiori densità che potrebbe corrispondere anche ai sette colori dell’arcobaleno, ed anche alle sette note della scala diatonica musicale.

Il dott. Ginzburg suggerisce anche che queste nuove equazioni sulla relatività rivelano l’esistenza di onde spiraliformi, le quali vanno a creare un campo di energia a spirale che si muove in un etere fluido e semi-sferico che egli definisce con il termine di “dynosfera”, che potrebbe essere visto come un assemblaggio delle bolle di campo che occupano l’intero spazio nell’universo.

Possiamo a questo punto notare il fatto che  la teoria di Ginzburg è in esatta armonia con le scoperte di Kozyrev, che enunciano il fatto che l’etere può essere visualizzato al livello più sottile  come un’essenza composta da bolle sferiche di energia eterica che esistono nell’intero Universo. Per cui le onde di torsione si muovono attraverso questo etere provocando “bolle di campo” che si incontrano le une con le altre, dove in realtà nessuna bolla si muove molto lontano rispetto alla sua posizione, come accade ad un gruppo di oggetti galleggianti che rimangono essenzialmente nella loro posizione quando le onde attraversano l’acqua; per cui ogni volta che un impulso di quantità di moto raggiunge una bolla di campo, la bolla successivamente va a collidere nei paraggi  trasferendo il moto, e quindi l’impulso continuerà ad essere trasferito attorno anche se tutte le bolle andranno a posizionarsi nelle stesso modo in cui si trovavano all’inizio.

Il nuovo modello di Ginzburg ci porta a considerare l’idea che gli atomi e le molecole sono in realtà semplicemente formazioni di vortici, come anelli di fumo o mulinelli, i quali vanno a formare all’interno di questo etere fluido ciò che egli chiama “dynosfera”, anche se Ginzburg e molti altri hanno fornito molte evidenti prove dei loro asserti, la maggior parte degli scienziati ufficiali continuano ad ignorare questi concetti restando fermi all’interno di confortevoli edifici di pensiero basati sul concetto che gli atomi sono costituiti da “particelle”, dove Niels Bohr per primo portò avanti il modello dell’atomo detto “magnetron”, basato sulle particelle che orbitano le une con le altre come un piccolo sistema solare, e molti non sanno che questo modello non può essere vero ed è in realtà fuorviante poiché una grande quantità di esperimenti scientifici conferma che le cosiddette “particelle” si comportano come se fossero onde.

Tale controverso fatto porta a indurre uno stato di confusione scientifica, come lo dimosta ad esempio il paradosso del gatto di Schroedinger, ed il principio di indeterminazione di Heisenberg, entrambi i quali cercano di dirci che gli atomi non sono in realtà reali, ma sono solo probabilità a livello quantico; avere dei concetti base fondati sul non reale come fondamento di una scienza della materia che affonda le sue radici sulla concretezza materiale della massa, sembra un assurdo inconciliabile, eppure regge ormai da parecchi decenni.  

La nozione scientifica affermante che gli elettroni sono particelle che orbitano attorno al nucleo è ormai fortemente messa in crisi da una grande moltitudine di calcoli ed esperimenti scientifici che dimostrano che non esiste nessun moto orbitale tipo satellite in qualsiasi atomo dell’Universo, dove esistono invece strutture di onde a riposo.

Dalle ricerche condotte dal Dott. Wolff veniamo a sapere che le forme dell’elettrone a lacrima sono esattamente ciò che ci aspetteremmo di vedere studiando un’onda vibratoria a riposo, ed allora ricordiamo che la nube dell’elettrone dell’atomo di idrogeno deve possedere una forma sferica, il che costituisce anche un indizio diretto che gli atomi sono formazioni a vortice, visto che l’atomo di idrogeno è considerato come la pietra di paragone di tutti gli altri elementi, con un protone ipotetico nel nucleo ed un elettrone ipotetico rappresentato da una nube sferica.

La nostra scienza classica stabilisce che le nubi di elettroni possiedono carica negativa, mentre i protoni nella molto più piccola area del nucleo ne possiedono una positiva, questo concetto è noto come la polarità della carica, e dato che ci sono due cariche che vengono polarizzate una opposta all’altra, scoprire che cosa significhi tale definizione è stato sempre un profondo mistero.

Nel nuovo modello di atomo del dott. Crane e altri, tali cariche opposte vengono viste come una differenza di pressione di due flussi eterici, in cui le nubi di elettroni negativi possiedono una maggior pressione, mentre il nucleo positivo ne possiede una minore; detto in parole povere, le cariche negative nell’elettrone scorrono nell’area positivamente caricata al centro dell’atomo.

Tale ipotesi scientifica ci suggerisce anche che sia possibile unificare maggiormente l’elettromagnetismo e la gravità, poiché sia la gravità che la polarità della carica rappresentano la pressione orientata verso l’interno dell’energia eterica, che si dirige al centro del campo sferico o dell’oggetto.

Tale fenomeno potrebbe anche essere letto come la lotta della materia e/o dell’energia che tende a ritornare  nella condizione primordiale senza tensioni insita nell’Uno.

In tale visione scientifica l’unica vera differenza tra il concetto di gravità e carica elettrica, risiede nell’intensità effettiva della pressione eterica misurata nel grado di simmetria in cui il flusso di energia si manifesta lungo la superficie della sfera.

Analizzare la condizione di simmetria in questa visione della fisica si ritiene che sia importante in quanto si è constatato che mentre le forze gravitazionali sulla Terra sono assai costanti da un luogo all’altro, negli atomi si riscontrano invece aree fra le così dette nubi di elettroni dove non vi è un flusso di energia diretto verso il centro.

Tramite il concetto del dott. Crane di pressione eterica relativa alla carica elettrica, il mistero della polarità della carica potrebbe essere finalmente svelato, e gli arriva in appoggio il così detto effetto Biefeld-Brown proposto per primo dal dott. Paul Biefeld allievo di Albert Einstein a Zurigo.

Biefeld ha proposto un concetto eterico della carica come flusso di etere, in cui la carica negativa è da considerare un’area di alta pressione in un mare di energia eterica, che tende poi a confluire in aree a bassa pressione di ciò che chiamiamo carica positiva nello stesso mare.

Se questo modello proposto da Biefeld dovesse essere vero, allora con un livello di intensità elettromagnetica sufficientemente elevato dovrebbe essere possibile creare una forza propulsiva anti-gravitazionale.

Gli esperimenti sulle particelle della fisica quantica hanno mostrato che esiste una tendenza verso l’identificazione di una struttura sferica dei campi di energia, tali strutture sferiche possono e devono anche essere viste come rotazioni, in modo che quando le particelle si muovono nell’etere il loro asse centrale di spin è allineato al suo asse di rotazione fra i poli nord e sud della sfera, per cui su un polo della sfera il fluido confluirà  verso l’interno ed il vortice che diventerà progressivamente più ristretto man mano che si avvicinerà al centro porterà a far si che il continuo moto del fluido confluirà verso l’esterno al polo opposto, e quando il vortice diventerà progressivamente più largo man mano che si avvicina al bordo esterno il fluido scorrerà internamente in una direzione ed esternamente nell’altra in quanto che non avrà altri posti in cui andare.

Questo lavoro di identificazione del modello di atomo sarebbe relativamente semplice se si fermasse al fatto di considerare gli atomi come vortici di etere sferici con un asse centrale, ma esistono invece anomalie geometriche specifiche che ci riportano alle osservazioni sui quanti e generano la necessità di una spiegazione più dettagliata per completare l’analisi di questo modello, ed ecco allora qui esposti due basilari problemi da capire:

1) necessita spiegare perché le nubi di elettroni si dispongano nell’atomo con spazi apparentemente vuoti attorno, la qual cosa è opposta alle semplici formazioni sferiche.

2) necessita capire come e perché queste formazioni di energia sferico toroidali si addensino in strutture di cristalli, come il cloruro di sodio o sale, formando un cubo, dove una delle proprietà più interessanti è quella di frazionarsi naturalmente in versioni di miniatura di sé stesso, nelle quali viene sempre preservata la stessa relazione angolare fra le sfaccettature.

Entrambe queste questioni possono essere risolte nel momento in cui si inizia a capire l’importanza di ciò che sono definiti “I Solidi Platonici”, un gruppo di cinque diverse figure geometriche che rivestono grande importanza nell’antico sapere.

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Detto in breve: le forme geometriche dei solidi platonici appaiono naturalmente in un vortice sferico di fluido vibrante o pulsante.

Il mistero ed il significato dei Solidi Platonici intriga anche la scienza moderna, dal momento che queste forme si adeguano a tutti i criteri necessari per creare simmetria in fisica in molti modi differenti. Per questa ragione si ritrovano spesso nelle teorie che trattano della multi-dimensionalità dove molti piani hanno necessità di intersecarsi simmetricamente in modo da poter essere ruotati in numerosi modi per rimanere sempre nelle stesse posizioni relative l’uno all’altro.

Queste stesse “funzioni modulari” sono considerate i più avanzati strumenti matematici disponibili per studiare e comprendere le “dimensioni superiori”, e la teoria delle “superstringhe” è interamente costruita su di esse; e quindi i Solidi Platonici sono già stati  riconosciuti come la chiave maestra per sbloccare il mondo delle così dette “dimensioni superiori”.

I Solidi Platonici manifestano la più grande simmetria geometrica tra tutte le forme esistenti, essi sono semplici forme geometriche di “musica cristallizzata” che si formano spontaneamente nell’etere quando questo pulsa, ed inoltre c’è da tener presente la proprietà per cui quando una gerarchia di Solidi Platonici evolve in un’altra, il moto avverrà sempre lungo un percorso a spirale secondo il classico rapporto “phi”.

A questo punto della nostra passeggiata scientifica andiamo ad esplorare in breve anche il nuovo campo della “fisica dei microcluster”, che cambia ancora interamente il punto di vista sul mondo quantico, presentandoci un intero nuovo stato della materia, che non obbedisce alle regole comunemente accettate dalla fisica classica.

I “microcluster” sono minuscole particelle che presentano chiare ed inequivocabili prove che gli atomi sono vortici dell’etere che si assemblano naturalmente in forma di Solidi Platonici tramite la loro vibrazione-pulsazione.

Tali nuove scoperte sono state un duro colpo per coloro che ancora credono all’esistenza di singoli elettroni orbitanti intorno ad un nucleo anziché nuvole di elettroni in forma di onde stazionarie di energia eterica assemblate in schemi geometrici.

La storia dei “microcluster” irrompe per la prima volta nel mondo ufficiale nell’edizione del Dicembre del 1989 dello Scientific American, nell’articolo scritto da Michael A. Duncan e Dennis H. Rouvray, che sommariamente diceva: dividi e suddividi un solido e i tratti caratteristici della sua solidità scompariranno uno per uno, come i tratti somatici dello Stregatto, per essere rimpiazzati da caratteristiche che comunque non sono più quelle dei liquidi o dei gas, essi appartengono invece ad un nuovo stato della materia.

I microcluster pongono questioni che risiedono nel cuore della fisica e della chimica dello stato solido, e nel relativo campo della scienza dei materiali, in quanto pongono i seguenti quesiti:

Quanto piccolo deve diventare un aggregato di particelle prima che si perda il carattere della sostanza d’origine? Come possono riconfigurarsi gli atomi se liberati dall’influenza della materia che li circonda? Se la sostanza è un metallo, quanto piccolo deve essere un gruppo (=cluster) di atomi per perdere la caratteristica condivisione di elettroni liberi che soggiace alla conduttività? 

Meno di due anni dopo dell’irruzione di questa storia nel mondo ufficiale, la fisica dei microcluster è stata perfezionata in un apposito testo universitario scritto da Satoru Sugano e Hiroyasu Koizumi. “Microcluster Physics” che è stato pubblicato dalla rispettabile corporazione Sprinter-Verlag.

Nel testo di Sugano e Koizumi ci viene detto che con le nuove scoperte sui microcluster possiamo ora assemblare raggruppamenti di atomi in quattro categorie base di grandezza, ognuna delle quali con differenti proprietà:

1) Molecole: 1-10 atomi.

2) Microcluster: 10-1000 atomi

3) Particelle fini: 1000-100.000 atomi

4) Massa: più di 100.000 atomi.

Studiando questa lista ci aspetteremmo inizialmente che i microcluster posseggano tratti in comune sia con le molecole sia con le particelle fini, ma di fatto hanno proprietà che né le une né le altre mostrano, come Sugano e altri spiegano in questo passo che dice: I Microcluster composti dai 10 ai 103 atomi non esibiscono né le proprietà della massa corrispondente né quelle delle corrispondenti molecole di pochi atomi; si può dire che i microcluster formino un nuovo stato della materia che è una via di mezzo tra i solidi microscopici e le particelle microscopiche come atomi e molecole, e che essi mostrino sia le caratteristiche macroscopiche sia quelle microscopiche, e comunque le ricerche in direzione di questo nuovo stato della materia sono state lasciate intatte dallo sviluppo della teoria dei quanti della materia fino a pochi anni fa.

I microcluster presentano altre proprietà anomale rispetto alla fisica tradizionale come ad esempio per il fatto che essi bruciano ad una temperatura molto maggiore delle molecole o delle particelle fini dello stesso elemento, essi devono essere bruciati per più di 200 secondi per far apparire uno spettro di colori analizzabile, laddove tutte gli altri composti molecolari conosciuti si consumano in un massimo di 70 secondi.

Quando dall’ulteriore divisione delle particelle fini giungiamo ad avere un frammento chiamato microcluster con un raggio dell’ordine dei 10 angstrom, osserviamo che dobbiamo prendere in considerazione una fisica differente da quella delle particelle fini.

La differenza sostanziale deriva dal postulato teorico solo parzialmente supportato dagli esperimenti, che in linea di principio afferma che è possibile estrarre microcluster di forma e grandezza volute e che le loro proprietà possano essere misurate, mentre questo genere di misurazioni sono impossibili per le particelle fini.

Questo postulato potrebbe essere giustificato considerando il fatto che gruppi di microcluster di una data forma regolare sono molto stabili se comparati con quelli di altre forme il cui numero è piuttosto esiguo. 

A questo punto della nostra passeggiata scientifica potremmo anche cominciare a tirare quale breve ipotesi di carattere più generale come quella che dice: che all’inizio fuori dal tempo vi è una Sfera Universale cosciente con un unica tensione, che consapevolmente si è divisa al suo interno in due tensioni che chiameremo A1 e A2, dando vita a due correnti di eteri con una densità e velocità di vibrazione diverse, che hanno poi dato origine alla parte di Universo che noi conosciamo e che fa parte del Tutto.

Su tale scia di ragionamento, come brevemente già esposto prima, possiamo osservare che i corpi universali di etere 1 ed etere 2, dovrebbero ruotare in senso contrario l’uno rispetto all’altro, senza causarsi interferenze a vicenda, in genere A1 dovrebbe ruotare in senso orario, mentre A2 dovrebbe ruotare in senso antiorario nello stesso tempo all’interno della loro sfera, e poiché A1 dovrebbe vibrare più in fretta di A2, A1 dovrebbe ruotare anche più in fretta di A2 nella sfera.

I corpi di A1 e A2 sono simili a fluidi, nel senso che hanno “campi bolla” sferici che hanno la capacità di fluire, tuttavia questi “campi bolla” hanno anche una geometria interna dei Solidi Platonici che li fa rimanere legati in una struttura matrice relativamente stabile con i loro vicini, per cui A1 si lega a se stesso come un’unica entità sferica e A2 si lega a se stesso come un’entità sferica separata, perciò questa caratteristica geometrica di cristallo fluido di A1 e A2, impedisce loro di fondersi l’uno con l’altro e di perdere la loro energia di rotazione contraria, e mentre essi ruotano in senso opposto, i loro “campi bolla” riescono a scivolarsi oltre a vicenda, come un super-fluido, anche se si trovano esposti ad un’altissima compressione.

Le caratteristiche della matrice fluido-cristallina di A1 e A2 fanno sì che essi conservino il loro ordine geometrico intrinseco, molto simile ad un’elaborata forma di “mandala Vedico”, mentre ruotano in senso opposto.

Tale fatto si potrebbe anche vedere come una forma di attrazione magnetica interiore, ma tuttavia se cominciamo effettivamente a inviare ondulazioni pulsanti attraverso questa sfera universale, i campi bolla di A1 e A2 cominceranno a scontrarsi fra di loro, conducendo le vibrazioni pulsanti come un solo fluido omogeneo. Tali pulsazioni sono la vera ed effettiva definizione delle onde di torsione.

Questo concetto di A1 e A2 come fluido unificato è estremamente importante per capire come funziona in realtà l’Universo, poiché esso spiega che tutti i livelli di etere, indipendentemente dalla loro densità, sono costituiti da A1 e A2, e pertanto, A1 e A2 potrebbero essere visti come i precursori dell’ottava delle densità di energia eterica. 

Dunque per gran parte del tempo, A1 e A2 si scivolano accanto, e nel caso che le loro geometrie risultassero allineate adeguatamente, essi potrebbero anche fondersi insieme, dando origine a ciò che noi definiamo come energia elettromagnetica, da tale concetto possiamo anche dedurre che tale energia elettromagnetica potrebbe essere vista come il mattone base di tutta la materia fisica, da notare che tale modello ovviamente non risulta essere applicabile nei modelli della fisica delle così dette “particelle” convenzionali.

Da questa base concettuale sopra sommariamente descritta proviamo ad avanzare ora verso una serie di concetti che operano su di un modello di dinamica fluida: 

1)      I due eteri simili a fluido ruotano effettivamente in senso contrario all’interno di uno spazio sferico, continuamente e fluendo facilmente l’uno vicino all’altro, con le caratteristiche di un “super-fluido”, con significato che a meno che le loro particelle non si urtino c’è resistenza zero al loro movimento.

2)      Mentre i due eteri simili a fluido si oltrepassano, alcuni dei loro campi bolla si urteranno direttamente.

3)      Quando le loro frequenze geometriche sono propriamente allineate, le due forme diverse di energia di A1 e A2 si fondono insieme.

4)      Una volta che A1 e A2 si fondono, essi vengono immediatamente compressi dal materiale che li circonda da tutte le parti.

5)      Similmente a come si forma una bolla d’aria nell’acqua, la compressione delle energie fuse di A1 e A2 forma una sfera in miniatura.

6)      Questo crea un minuscolo duplicato della Sfera Universale, un perfetto microcosmo del macrocosmo.

7)      All’interno di questa sferetta, le energie eteriche di A1 e A2 continueranno a ruotare in senso opposto e a volteggiare l’una intorno all’altra proprio come fanno nella Sfera Universale.

8)      Questo genera un vortice, che assume una forma di “gravità” attirando A1 e A2 dentro di sé tramite l’effetto Biefield-Brown.

9)      Mentre queste piccole sfere continuano ad attirare sempre più campi bolla da A1 e A2, esse aumenteranno gradualmente di dimensione. Ciò non è dissimile dall’aggiungere nuove gocce ad una bolla d’acqua e osservandola espandersi di volume.

10)  Le “unità” che si formano in questo processo, formano la materia che noi conosciamo tramite il modello di Johnson; per cui senza la fusione di A1 e A2, non può esistere materia osservabile.

Ora possiamo dire di avere almeno tentato di dare una visione ipotetica con le proprietà fondamentali e più importanti di questo modello di etere, il passo successivo potrebbe essere quello di rappresentare quali strutture appaiano all’interno di questa Sfera Universale dove potrebbe formarsi il maggior numero di piccole unità sferiche.

Parte della risposta la si potrebbe trovare chiedendoci cosa potrebbe succedere quando abbiamo un corpo di liquido dalla forma sferica che ruota, poi il resto della risposta lo potremmo trovare chiedendoci dove si avrà il maggior numero di collisioni fra i campi bolla.

Come già sappiamo il toroide sferico risulta essere una formazione naturale del mulinello che compare in un fluido a causa del suo movimento di rotazione, e quindi nella sfera rotante di fluido si osserverà un mulinello su entrambi i poli nord e sud, in cui su di un polo il vortice mulinerà all’interno verso il centro, e sull’altro polo mulinerà verso l’esterno allontanandosi dal centro, da cui deduciamo quanto segue: 

1)      Il primo etere (A1) ruota in  movimento orario, e questo genera un mulinello che fluisce entrando attraverso il polo nord della Sfera ed esce attraverso il polo sud della Sfera.

2)      Il secondo etere (A2) ruota in movimento antiorario, e questo genera un mulinello che fluisce entrando dal polo sud della Sfera ed esce attraverso il polo nord della Sfera.

Quindi quando prendiamo questa similitudine del mulinello e la usiamo con la nostra sfera, significa che l’asse del vortice centrale della sfera avrà la maggior velocità di movimento, e anche la maggior pressione, per cui A1 spinge verso il centro dal Nord e A2 spinge verso il centro dal Sud, essi dunque si scontrano nel centro esatto della Sfera Universale con la più altra velocità di movimento e con la più altra pressione.

Dopo che A1 e A2 si sono formati ed è iniziato il loro movimento di rotazione contraria, il momento in cui si verifica per la prima volta questa collisione di vortici nel centro, è quello che la maggioranza degli scienziati della fisica tradizionale chiamerebbe “Big Bang” in cui  la pressione diretta verso sud di A1 entra in collisione con la pressione diretta a nord di A2 e moltissimi dei campi bolla di A1 e A2 cominciano a fondersi in questa zona più che in altre disponendosi in modo da formare una sfera nel centro, dato che c’è pressione che spinge da ogni parte. Si crea in tal modo dell’energia elettromagnetica generando luce e materia visibili, e tale sfera di energia crescerà man mano che assorbe in sé sempre più particelle di energia di tipo fluido di A1 e A2.

A questo punto possiamo anche dfinire il fatto che il plasma luminoso è la forma originale basilare che viene prodotta quando i due eteri si mescolano, con la nascita e la crescita dell’oscillatore centrale che funziona con un ritmo pulsante con le modalità sottoindicate:

1)      Una volta che il plasma luminoso che si sta formando dentro la sfera centrale raggiunge una determinata dimensione, l’incredibile pressione circostante dei movimenti mulinanti di A1 e A2 fa sì che la sfera collassi su se stessa e imploda.

2)      Questa implosione mischia il plasma tutto insieme in maniera strettissima.

3)      Tuttavia, il plasma resiste alla compressione oltre un certo livello massimo di densità.

4)      Quindi, proprio come farebbe una palla di gomma sotto compressione, l’intera sfera di plasma rimbalza indietro collettivamente contro la pressione circostante, facendo sì che essa riesploda tornando alla sua forma originale.

5)      Poiché la sfera non può ancora sopportare di essere compressa così fortemente, esplode di nuovo, e così il ciclo continua, con la sfera che continua a diventare leggermente più grande ogni volta, a causa dell’aumento regolare della quantità di energia che fluisce in essa.

6)      Questa sfera adesso è ciò che il Dr. Crane chiama un “oscillatore centrale”.

In questo modello, i principali campi energetici di A1 e A2 nella Sfera Universale, manterranno costanti e regolari le velocità di rotazione rispetto a se stessi, con A1 leggermente più rapido di A2. Questo significa anche che il ciclo di implosione-esplosione della sfera centrale pulserà con un ritmo regolare e immutato, inspirando ed espirando, dentro e fuori, creando ciò che si può definire come il “Battito della vita Universale”.

Prove evidenti indicano anche il fatto che ogni grande pulsazione dell’oscillatore centrale è in perfetta armonia con l’unità di tempo che noi chiamiamo il “secondo”.

Ricordiamoci anche che il secondo non è il solo intervallo di tempo a cui dobbiamo guardare, poiché quando abbiamo a che fare con le vibrazioni, avremo molte lunghezze d’onda diverse che si muovono tutte insieme, proprio come abbiamo molti toni diversi che risuonano quando pizzichiamo una corda musicale.

Il Dr. O. Crane ritiene che ci sia un’altra sfera diversa, annidata dentro un oscillatore centrale, per ognuna delle frequenze a pulsazione maggiore che esso produce, perciò egli crede che qualsiasi stella si scoprirà avere una struttura multistrato come una cipolla.

Come esempio ipotetico, la sfera esterna potrebbe pulsare una volta al secondo, la successiva sfera interna potrebbe pulsare due volte al secondo, la successiva tre volte al secondo, la successiva cinque, la successiva otto, e così via, secondo la proporzione “phi”, ed altre proporzioni come le radici quadrate di 2,3 e 5, così come “e” e Pi Greco, sono fattori altrettanto probabili, e quindi basandoci su questa asserzione, vedremo svariate armoniche di pulsazione che sono molto più piccole o molto più grandi del secondo, ma saranno sempre ad esso correlate ad intervalli esatti.

Se volessimo provare che un simile modello è effettivamente accurato allora avremmo bisogno di trovare una unificazione armonica valida per tutto l’Universo, per cui se ogni oggetto di materia-energia viene formata con etere fluido da un grande oscillatore centrale, allora ci deve essere un singolo rapporto armonico che forma un unico grande legame costante valido per l’intero Universo. 

Il fisico Ray Tomes ci ha dato un modello che effettivamente unisce tutto questo puzzle con la scienza delle armoniche, che enuncia il fatto che il grande oscillatore centrale nel suo movimento ritmico va a creare onde-pulsazioni intersecanti che seguono le leggi della musica e della vibrazione.

Tomes ha scoperto che le distanze medie tra tutte le formazioni di energia sferica ad ogni scala di grandezza nell’Universo sono precisamente interconnesse da un singolo rapporto musicale: 34560; da cui ne deriva il sottostante elenco base:

1)      Se prendiamo la distanza media tra le lune e la moltiplichiamo per un fattore di 34560, otteniamo la distanza media tra i pianeti.

2)      Prendiamo la distanza media tra i pianeti, moltiplichiamola per un fattore 34560 e otteniamo la distanza media fra le stelle.

3)      Moltiplichiamo la distanza media fra le stelle e otterremo un fattore 34560 e otteniamo la distanza media tra le galassie.

4)      Prendiamo la distanza media tra le galassie e moltiplichiamola per un fattore 34560 e otteniamo la grandezza dell’Universo conosciuto.

Tale fatto ci suggerisce che deve esistere una organizzazione frattale nel Cosmo, che vuol dire che abbiamo quella che si dice “auto-somiglianza a tutti i livelli” ( vedi anche le caratteristiche dell’ologramma), per cui le formazioni geometriche create da frattali matematici possono essere ingrandite esponenzialmente, ed indifferentemente da quanto profondamente potremmo spingere lo zoom dentro la formazione, noi otterremo sempre e soltanto le stesse strutture geometriche.

A tal proposito molti teorici del “Caos”  hanno già compreso che l’Universo stesso sembra operare in accordo a questa logica in molti e per ora misteriosi modi.

Sorprendentemente questo stesso esatto rapporto armonico di 34560 per il Cosmo così come espanso può anche essere compresso:

1)      Comprimiamo la distanza media tra le lune di un doppio fattore 34560 e otterremo la distanza media tra cellule, o piante o animali.

2)      Comprimiamo la distanza media tra le cellule di un fattore 34560 e otterremo la distanza media tra gli atomi.

3)      Comprimiamo la distanza media tra gli atomi di un fattore 34560 e otterremo la distanza media tra i nucleoni, che sono le più piccole “particelle” naturali nell’Universo.

la figura sottostante mostra il sommario completo di tutte queste connessioni, dimostrando con forza che l’intero Universo è interconnesso in accordo con un vasto ed unificato progetto:

rapporto

 

E’ letteralmente pressochè impossibile che un simile sistema possa operare così bene dal livello quantico a quello della cellula vivente fino a quello delle super-galassie senza richiedere nessun elaborata costante.

L’utilità del rapporto 34560 non finisce con il rimarchevole fatto che abbiamo appena definito, per esempio altre forme di vibrazioni dell’etere, come la differenza tra velocità della luce e altre velocità di base di vibrazione-pulsazione, mostrano altresì questa armonica suprema di 34560.

Questa prova proviene dal lavoro di Dan Winter, che andò a fondo nell’esplorare le connessioni scoperte da Tomes. Come esempio del lavoro di Winter risulta che la velocità della luce nell’acqua è pressoché esattamente ¾ della velocità della luce nel vuoto, e ¾ è una relazione musicale standard tra due frequenze vibratorie, ed ancora più interessante:

1)      Comprimiamo la velocità della luce di un fattore di 34560 e otterremo la velocità del suono

2)      Comprimiamo la velocità del suono di un fattore 34560 e otterremo la velocità del calore.

Il prossimo passo della nostra indagine scientifica, potrebbe essere quello di andare verso un semplice concetto: la velocità della luce non è affatto la velocità più alta nell’Universo, per cui come abbiamo già sopra citato essa rappresenta semplicemente la più alta velocità a cui l’energia può viaggiare attraverso l’etere nella nostra area di densità; altre aree di densità superiore consentono velocità della luce maggiori, come ha osservato Kozyrev nei suoi studi sui campi di onde torsionali.

Anche nel lavoro di Bruce Cathie si evince il fatto che la velocità della luce è un perfetto valore armonico, dapprima Cathie ha usato ciò che lui chiama il “grid-secondo”  per il tempo, una unità che è più piccola del secondo ma strettamente correlata, basata su un sistema di 9 anziché un sistema di 8 (cioè: 8×3=24 ore, 9×3=27 “grid-ore”).

Cathie ha con questo dimostrato come le misurazioni armoniche della Terra, come il miglio nautico, un minuto di grado all’Equatore, rappresentano un criterio perfetto per comprendere e misurare l’energia universale.

Quando Cathie ha calcolato la velocità della luce come il numero di miglia nautiche che percorre nel vuoto in un grid-secondo, ha trovato esattamente 144.000, e 144 è il quadrato di 12 nonché un numero essenziale nella scienza delle vibrazioni musicali.

Inoltre su questa strada troviamo che il lavoro di Lambert Dolphin e Barry Setterfield prova che la velocità della luce si è ridotta di un piccola frazione rispetto alla sua prima misurazione, tale scoperta proviene da una mega analisi su tutti gli studi sulla velocità della luce che sono stati fatti nella storia prima del 1980. Crediamo che questo misurabile ribasso nella velocità della luce sia dovuto ad una forza energetica perimetrale che stiamo incontrando attualmente, dal momento che ci prepariamo a spostarci in un’area di densità eterea più alta nella galassia.

Per ora, dobbiamo semplicemente ricordare che la velocità della luce è direttamente correlata a quella del suono e del calore tramite lo stesso rapporto armonico universale di 34560.

Se vogliamo esplorare la possibilità di trovare il rapporto 34560 quando discutiamo della densità della materia, allora abbiamo bisogno di guardare alle armoniche cubiche, cioè armoniche di 34560 al terza potenza [345603, N.d.T.], dal momento che stiamo trattando di strutture tridimensionali invece che distanze bidimensionali tra strutture. Tenendo presente questo fatto, quando consideriamo le densità della materia nell’Universo emerge la seguente relazione:

1)      Comprimiamo la densità della materia ordinaria di un fattore 345603 e troveremo la densità di una stella a neutroni, considerata l’oggetto più denso dell’Universo.

2)      Diluiamo la densità della materia ordinaria di un fattore (345603) 2 e arriviamo alla densità dell’Universo conosciuto, che è in modo predominante quello che viene ora chiamato “spazio vuoto”.

Tutte queste osservazioni provenienti da Tomes e Winter rinforzano solamente l’idea che un oscillatore centrale crea pulsazioni attraverso tutto l’etere nella sfera dell’Universo, e tutte queste pulsazioni sono precisi multipli armonici dell’ intervallo di tempo di un secondo, in intervalli di tempo più grandi o più piccoli, e le loro lunghezze d’onda armoniche primarie sono tutti fattori del rapporto 34560. 

Tomes ha dimostrato che altri rapporti armonici oltre a 34560 possono determinare le distanze tra stelle e pianeti, ma il rapporto 34560 è sicuramente quello di gran lunga predominante. I suoi studi includono la determinazione completa che tutte le stelle nostre vicine stanno in relazioni armoniche precise l’una con l’altra nei termini delle loro distanze relative.

Il concetto dell’oscillatore centrale ci dà anche una spiegazione del perché osserviamo onde eteriche a spirale, come negli esperimenti di Kozyrev. Non importa dove ci troviamo nella Sfera dell’Universo, l’energia eterica starà costantemente subendo più di un tipo di movimento: le pulsazioni in uscita ed in entrata dell’oscillatore centrale e la rotazione della sfera stessa.

Questi movimenti sono replicati a tutti i differenti livelli di grandezza attraverso tutto l’Universo, onde fare in modo che ogni volta che si crea un’onda che passa attraverso un mezzo eterico essa viaggerà sempre a spirale in accordo con la geometria di come i veri movimenti si intersecano.

Alla fine della nostra carrellata di indagini conoscitive scientifiche, a suffragio del nostro modo innovativo di vedere la natura intima dell’Universo potremmo ancora prendere in considerazione due aspetti dove la nostra scienza ufficiale non avendo per ora congrue risposte da dare, conia con  dei termini come: “materia oscura” ed “energia oscura”. 

Il concetto di materia oscura deriva dall’osservazione del macro universo dove dalle nuove osservazioni effettuate con il telescopio orbitante giapponese a raggi X, ASCA, pare che la densità della materia sia di due tipi: 1) materia che rappresenta circa solo il 4% che noi possiamo vedere vedere in quanto emette una qualche forma di radiazione tipo quella elettromagnetica. 2) materia che riempie circa il 96 % dell’universo dentro e nei contorni delle galassie che fa sentire la propria presenza solo grazie alla sua forza di attrazione gravitazionale, in quanto fa in modo che le Galassie mantengano la forma che noi vediamo, sensa disperdersi nell’Universo grazie alla loro forza centrifuca rotativa.

Da tener presente inoltre che la parte che la scienza definisce come materia oscura e che calcola che esista solo dentro e come alone esterno delle galassie per tenerle insieme, potrebbe invece anche rappresentare tutto il vuoto che riempie l’universo, a questo punto se venisse dimostrata vera tale ipotesi, significherebbe che l’universo a noi conosciuto come massa rappresenterebbe veramente solo una infinitesima parte del “materiale” sopra definito come “etere” che compone in realtà invece tutto l’universo.

L´energia oscura rappresenta il secondo grande enigma aperto nel cuore della scienza ufficiale, nel senso che sempre dall’osservazione del macro universo sappiamo che esso è in espansione, sappiamo anche che la densità di materia inclusa quella definita come “oscura”, non è sufficiente a frenare l´espansione così tanto da arrivare ad una successiva fase di contrazione; si supponeva però che la stessa materia presente nell’universo esercitasse una autogravità che avrebbe comunque rallentato l’espansione, invece più accurate misure della distanza di lontane galassie hanno mostrato che in realtà l´espansione andava rallentando fino a quando l´età dell´universo era di 4 o 5 miliardi di anni, poi ha cominciato ad accelerare, come se ci fosse una forza che si oppone alla gravità.

Tale effetto porta a ritenere che in quello che noi erroneamente definiamo come vuoto risiede una forma di energia opposta a quello che la scienza ufficiale definisce come forza gravitazionale, in cui quest´ultima avrebbe prevalso sull´energia del vuoto nei primi 4 o 5 miliardi di età dell´universo, e poi col diminuire della densità, l´energia del vuoto avrebbe prevalso sulla gravitazione. Tale fatto che la scienza ufficiale definisce come “energia oscura” trova invece una spiegazione molto più plausibile nella ipotesi di universo pieno di un plasma senza tensioni che riempie tutto e che come un pallone gonfiato crea una pressione.

Avremmo qui concluso la nostra carrellata sui principi base che governano l’universo, che per interiorizzare i quali necessita far proprio il concetto di base che enuncia che nell’universo il vuoto non esiste, esiste un plasma cristallino senza tensioni con memoria cosciente che è l’UNO, il quale coscientemente ha fatto in modo che in una sua piccolissima parte si creasse una tensione che ha poi generato la parte dell’universo in cui noi ci riconosciamo come “esseri viventi”.

Siccome il mattone di base che forma tutto l’Universo non può che essere che di carattere “informatico cosciente”, tutto quello che viene dopo non può che possedere le proprietà del Padre da cui deriva, il quale ha un linguaggio di forma “armonica” che noi possiamo sentire con i nostri sensi osservando le bellezze della natura ed ascoltando le armonie della musica.

 

 

L’ Ing. S. S. pensa che una visione scientifica del nostro universo potrebbe arrivarci da sue attente osservazioni che dicono:

Esaminiamo a fondo la Cabala Ebraica notiamo che tutto é simbolo e metafora, compresa la nostra vita, deduciamo quindi che nulla può avvenire nel mondo che non abbia una lettura nello spirito, in buona sostanza noi siamo gli effetti del verbo del Padre e la vita é il più grande discorso che sia mai stato scritto di cui ciò che vediamo come effetti non sono altro che le parole.

Ebbene se il mondo é il verbo di Dio, dobbiamo e possiamo ascoltarlo noi che siamo immagini composite ed interconnesse del suo pensiero; per dirla in termini semplici, ascoltandoci, leggendo e meditando la creazione, dovremmo capire il discorso che Dio ha lanciato generando l’ universo di cui siamo parte.

Ebbene Dio E’, e il suo Verbo é luce, la luce è fatta di fotoni che sono l’unica cosa che esiste, i quali sono emettitori di campi spiroidali destrorsi o sinistrorsi che componendosi in vario numero e distanze formano forme nello spazio proprio come parole di un alfabeto binario.

Riassumendo noi siamo “parole” del Verbo di luce di Dio…e quindi la nostra “forma” é una parola,  e l’Universo è il suo discorso.

Non ci può essere quindi comprensione vera della fisica e della chimica se non si riesce a capire il fatto già compreso dai cabalisti prima e dagli alchimisti dopo, che il mondo materiale é una metafora ed il senso non é in questo mondo ma nello spirito, nulla di ciò che facciamo in questo mondo non può non avere ripercussioni nella nostra più profonda ed eterna parte dello spirito.

Dunque se la materia, come illustrato anche nelle mie equazioni (Simmetrizzazione delle equazioni di Maxwell con l’introduzione del campo gravitazionale, un’idea bizzarra?), non esiste e se tutto é un mix degli effetti compositi di un unico campo variabile EBG, e se il moto di espansione di questo campo non é sferico ma spiroirale e se le composizioni possono avvenire solo nei due versi di rotazione, ebbene, come nel Sepher Yetzirà, possiamo trarre alcune deduzioni.

Le così dette “paticelle” non solo altro che uno stato di riposo delle forme determinate da tre fotoni accoppiati in risonanza mutua. Il numero tre é dovuto ai tre campi E B G ed al fatto che pur essendo unica la forma, ciascuno dei tre fotoni si accoppia in modo da esaltare una delle tre componenti. Tale risonanza é determinata dalla distanza reciproca di queste particelle che a sua volta determina il tipo di particella. Ebbene le caratteristiche delle particelle sono connesse al tipo di risonanza che si determina, ovvero se privilegia il campo E, oppure il B, oppure il G, e se  il raggruppamento é avvenuto con uno spin o con quello opposto di ciacuno dei fotoni; in buona sostanza si tratta di 3 fotoni ciascuno dei quali si presnta in due spin diversi e quindi determina due spirali (levogire o destrogire) determinando quindi, 6 composizioni per ogni terna di spin, e siccome gli spin sono A e B (destrogito o levogiro) le composizioni  e combinazioni non possono che essere:

6 x ABB

6 x AAB

6 x AAA

6 x BAA

6 x BBA

6 x BBB

Ecco quindi le 36 particelle divise in due coppie quelle che fanno prevalere il verso destrogiro A, e quelle che fanno prevalere il verso levogiro B; che significa materia AAA, ed antimateria BBB; ed ecco qui spiegata la natura intima di ciò che noi definiamo come elettroni, protoni, neutroni, bosoni, muoni, fermioni, ecc…

Le tre coppie sono le tre madri, uguali e pure distinte. Tre fotoni identici ma che accoppiati esplicano un effetto diverso. Questa spiegazione la ritroviamo nelle pre madri dell’alfabero ebraico: Aleph, Mem e Shin secondo il Sepher, (ovvero i nostri E, B e H).

alephmemshin.jpg

Le tre madri, secondo il Sepher Tetzità (testo del III secolo) si compongono secondo le direzioni dello spazio creando 7 lettere figlie ovvero 6 per le sei direzioni: alto, basso, destra, sinistra, avanti, indietro e neutro che significa al centro.

Ciascuna delle lettere, comprese le tre madri, nella cabala del Sepher, ha proprietà omologhe nei tre mondi: il nostro, il tempo e l’Io ovvero lo spirito.

Pensiamo dunque agli orbitali: un orbitale sferico può contenere 1 o 2 elettroni e il centro,  quindi i 6 orbitali vanno a formare la goccia od il P.

Guarda a caso, proprio come nella cabala del Sepher, gli orbitali si dispongono secondo le 6 direzioni dello spazio e viene fuori la famosa regola dell’ottetto in chimica in cui tutti gli elementi si compongono per trovare una situazione di equilibrio che porta a realizzare 8 elettroni complessivi 2 nell’orbitale  “s”, e 6 nelle 6 direzioni determinate nello spazio dagli orbitali “p”.

Queste norme di probabilità che chiamiamo orbitali, cosa sono se non le forme che si determinano nello spazio accoppiando due elettroni allo spin opposto? Infatti, che accade accoppiando in risonanza due perturbazioni spiroidali  (vedi olopeima di Renato Palmieri): il limite é proprio la sfera che é il primo orbitale; per cui vedremo che se il primo orbitale è pieno, gli elettroni si distanziano e le loro spiraloidi si accoppiano in risonanza a formare altre forme, e quindi le gocce di probabilità (orbitali a goccia o P) nelle tre direzioni dello spazio.

In pratica le “particelle elettroni” che si trovano fuori dall’orbitale sferico “s” finiscono per posizionarsi nei campi di risonanza determinatisi dalla interferenza dei campi prodotti dai due elettroni e di quello autonomo. L’elettrone diventa allora generatore, ma nello stesso tempo subisce i campi generati dalle altre particelle.

Quando un elettrone salta da uno stato all’altro diviene invisibile ed inesistente; il salto é istantaneo semplicemente perché l’elettrone transita da uno stato di equilibrio per giungere in un altro; e qui non eslcuderei il fatto che la particella si smembri letteralmente liberando lo status dei tre fotoni accoppiati, che si ricompone nell’orbitale successivo; per ottenere questo effetto bisognerebbe fornire energia in forma di luce, ovvero di fotoni, che rompono lo stato di equilibrio e quindi, letteramente smembrano la terna fotonica dell’elettrone su un orbitale, e lo ricompongono in quello di livello energetico superiore.

Materia ed antimateria, con le relative particelle divengono così le parole di Dio e generano due tipi di parole e quindi due effetti, materiali o spirituali (antimateriali), inoltre si  può osservare che quando un elettrone si smembra in questo mondo per effetto di una “illuminazione” determina un effetto anche nel mondo spirituale, in effetti un elemento che cambia, é una parola del verbo cambiata, ed ancora un elettrone che scompare, é una lettera che scompare da una posizione e prende un’altra posizione nell’universo.

Tutto questo, però, non vive da solo ma é organizzato da un pensiero che é fuori, che non é la luce ma usa la luce per “parlare”, ed ecco spiegato nel dettaglio, il Verbo di Dio ed il suo alfabeto.

Noi non dobbiamo sforzarci di capire l’alfabeto, ma il senso di ogni parola (elemento chimico) che é una composizione di lettere (particelle) ma che non ha un senso in se, ovvero che ha sicuramente un significato autonomo come ciascuna delle lettere ebraiche, ma ha un significato collettivo e cumulativo di un discorso composito che é tutto per noi che siamo pensieri di Dio.

Attenzione!!!! Stiamo confondendo le parole con colui che parla, stiamo confondendo ciò che viene ascoltato con l’ascoltatore, noi non siamo ciò che viene ascoltato, ovvero la materia ma siamo l’ascoltatore che, però si rende conto di esistere come ascoltatore solo se compone ciò che ascolta, ovvero se pensa.

Questo è il “cogito ergo sum”, che significa: io non sono il pensiero, ma il pensante.

Ed allora ecco perché dobbiamo riconoscere l’identità del pensante, senza però identificarci con questo o quel pensiero.

Nota finale:

Le combinazioni sopra citate di EGB combinate con i versi di rotazione che ho proposto sono in realtà errate poiché andrebbe verificato che non vi siano configurazioni analoghe.

In pratica, ad esempio, non é chiaro, sebbene mi paia intuitivo, perché i fotoni accoppiati dovrebbero essere 3 e non 2, ad esempio, solo perché i campi sono tre?

Mi pare una affermazione priva di fondamento. Inoltre quando metto tre fotoni insieme con campi a spirale si determinano terne di campi che interferiscono a coppie. Inoltre credo che se la risultante complessiva é, ad esempio, un elettrone, deve esserci un modo per cui il campo oscillante e variabile E si accoppi con quello degli altri tre fotoni determinando una carica elettrica costante.

In pratica, si potrebbe pensare che i tre fotoni operino con dei campi elettromagnetici di cui, costantemente ed alternativamente due di questi si annullino a vicenda (segnali elettrici in controfase) mentre uno é quello che da istante per istante crea la carica costante.

In pratica mentre detti E1, E2 ed E3 i campi dei fotoni 1,2,e 3, mentre E1 si annichilisce con E2, E3 da la carica dell’elettrone, ed ancora mentre E1 da la carica E2 annichilisce E3, ecc… questo in ogni periodo di oscillazione dando così origine ad una carica elettrica costante positiva, se si conserva il picco positivo e negativa nell’altro caso. E la massa? Sappiamo che anche la massa P costante e, dalla mia ipotesi, dovrebbe essere prodotta in modo analogo e per effetto dello stesso fenomeno…ma vanno fatti alcuni conti adoperando le equazioni appropriate.

In conclusione potremmo dire: premesso che le particelle non esistono e che sono solo l’effetto della forma che assumono i campi di interferenza di onde a spirale, c’è solo da capire quale tipo di interferenza porti a formare forme di interferenza nello spazio che applicando le equazioni di Maxwell simmetrizzate portino a campi statici con le caratteristiche suddette; tenendo presente che le equazioni siano nel complesso più che valide e che il moto spiraliforme sia l’elemento centrale, e che il fotone sia l’unica particella davvero esistente, il dubbio viene da come queste informazioni si associno ed in particolare come, accoppiando fotoni, vengano fuori campi elettrici e gravitazionali statici.

La soluzione di questo enigma credo (ad intuito) vada a braccetto con l’inesistenza del monopolo magnetico e del campo gravitazionale unicamente centripeto ovvero risolvendo l’enigma di come si accoppiano (certamente in risonanza) i fotoni vibranti si risolve anche il problema del perché:

1) Il campo elettrico é sia attrattivo che repulsivo

2) Il campo gravitazionale é solo attrattivo

3) Il campo magnetico non é mai solo uscente o solo entrante